Marla D.

Una donna terribilmente paranoide.



Marla non aveva Una grande personalità. Intendo dire che ne aveva più di Una. Non si trattava di un banale caso di personalità multipla: lei era piuttosto incline all'amore e tutte le volte che la sua attenzione si concentrava su qualcuno il suo animo ne assumeva tutte le qualità. Si innamorò di Edgar e cominciò a mascherarsi come lui. Poi si innamorò di Paulette e iniziò, come lei, a lavorare con immagini di riciclo e a cucire. Una volta si innamorò persino di Ingrid (la donna delle pulizie) e in quel periodo al Motel non si vide un filo di polvere neanche col binocolo... Con il telefono della sua stanza diceva di poter comunicare con gli spiriti, ma non ne diede mai prova.



Marla viene a chiedermi delle lenzuola pulite: 
Marla è venuta a chiedermi delle lenzuola pulite.
- Le ho cambiate questa mattina, le ho detto.
- Lo so, ma scusami...solo se puoi....
Le ho dato le lenzuola e mi ha ringraziato. Dopo un po' sono salito al 2° piano per prendere le altre da lavare ma ho sentito che parlava e non ho bussato. Era evidente che nella stanza non c'era nessuno a parte lei, eppure il suo tono era colloquiale. Diceva:
- Non ho niente contro di voi, davvero. Non dovete offendervi, è solo che...lo so, sono stupida, ma non ho mai dormito con niente di simile e non riuscirei a chiudere occhio sopra di voi. No, non è per paura di un contagio o cose simili...è solo, è solo una questione di pelle, come un'allergia, ma peggio...come l'impossibile. Io non ho niente contro di voi, non mettetevi a piangere vi prego! No, non fate così!.
E sento che comincia a piangere lei. A singhiozzi. Dopo qualche minuto sento le molle del letto, si alza e comincia a camminare avanti e indietro per la stanza urlando:
- Ecco, lo sapevo! Sapevo che sarebbe finita così! Adesso dovrò punirvi! Non volevo bambine ma mi costringete a darvele e smettete di piangere! Smettetela! Anna! Anna vieni qui, dove scappi? Marla smettila!.
Si sente rumore di colpi e il suo respiro è sempre più affannato. Il tutto dura qualche minuto, poi si ferma e dice sottovoce:
- Le mie bambine...le mie adorate bambine. Cosa vi ha fatto la mamma? Povere figlie mie. E ride. Sento che si avvicina alla porta, allora faccio qualche passo indietro e trattengo il fiato per fingere l'affanno delle scale mentre lei apre la porta e mi dice:
- Ah, sei qui? Non dovevi, te le avrei portate giù io. Ecco, tieni, grazie.
- Figurati Marla!, le rispondo sorridendo.
Scendo le scale e vado in lavanderia. Osservo bene quelle lenzuola e non hanno niente di diverso dalle altre. Non per me, almeno...



Marla ed Edgar: 
Sorrideva senza sollevare lo sguardo, le mani incastrate tra le curve della sedia, i piedi leggermente inclinati. Lui le parlava ma lei non ascoltava, era troppo occupata ad osservare con lo sguardo un oscuro sentiero di inchiostro sul tavolo pericolante. Forse era la notte ad inghiottire il senso di quelle parole traducendolo in azioni apparentemente prive di logica, forse erano solo i legami perduti di una donna colpevole della sua sconcertante umanità. Guardavo tutto questo da lontano. Loro probabilmente non si accorgevano della mia presenza. Mentre li osservavo mi tornavano in mente le sue parole di qualche giorno prima. Salivamo le scale lentamente, come se una volta arrivati in camera ci attendesse l'ultimo saluto. Io tacevo. Lei parlava quasi sottovoce:
Non è per me, credimi. Sono solo molto in pensiero per lui. La sua fragilità si schianta ogni giorno contro la mia e ho come l'impressione che presto ci spezzeremo entrambi. Vedi, questo assurdo modo di amare è stata una costante nella mia vita e forse è per questo che non ho mai voluto credere di essere effettivamente viva. Sentire, costringersi a sentire il sonno, un sonno intenso, come una parte non lesa e quindi salva. Come se qualcosa dentro di me fosse stata al riparo da tutti questi assurdi accadimenti che sono poi tutta la mia vita. Questa parte sorda dentro di me mi da la forza di andare avanti. Mi fa sentire le lacrime uscire da un solo occhio e dall'altro non mi aspetto certo che rida, ma già il niente, la sua immobilità, la sua indifferenza... questo mi fa stare meglio. Non guardarmi così, lo so cosa pensi, tu credi che io stia mentendo a me stessa, che non si può piangere con un solo occhio e che non si può essere indifferenti. Ma sai cosa ti dico? Non ti lascerò disintegrare queste mie innocue illusioni e quindi, ti prego, non parlare. Quando arriveremo alla fine delle scale tu mi prenderai la mano e io la ritrarrò con violenza. Ti darò le spalle e tu sfiorerai le mie dita senza guardarmi in faccia. Allora io stringerò forte, premerò sul palmo della tua mano quasi fino a farti male e poi ti dirò 'addio'. Non ti guarderò, non puoi guardare negli occhi qualcuno che sa che stai mentendo. Poi faremo finta di nulla, come io ho sempre fatto.

Marla amava Edgar con sincerità. Mentre parlava a me capivo che le sue parole erano in realtà per lui. Lui l'aveva rifiutata con violenza, ma a questo lei era spaventosamente abituata.