Edgar H.

Un simpatico assassino omosessuale.




Edgar era stato idraulico, imbianchino, facchino, capotreno, postino, meccanico, elettricista, carpentiere, falegname, fabbro e attore porno. Non si separò mai dalla sua cassetta degli attrezzi, che custodiva con assurda gelosia, non consentendo a nessuno di aprirla, toccarla o di sbirciare dentro. So per certo che conteneva davvero degli attrezzi da lavoro, perché mi aiutava nelle piccole riparazioni del Motel, ma sul reale contenuto di quel misterioso scrigno di legno verniciato di bianco non saprei dire altro.




Il racconto di Edgar: 
“Il punto è che mi sveglio nella notte e ho voglia di dolore, dolore fisico. Voglio sangue e allora esco e vado a cercare qualcuno che voglia quello che voglio io. Può accadere che non incontri nessuno, o può accadere che incontri qualcuno, sempre uomini che mi guardano e capiscono. Ci fiutiamo, poi io lancio un'occhiata e lui risponde e finisco a casa sua. Inizia tutto con una scopata, una scopata violenta e rischio la vita, ma loro rischiano più di me. Indosso sempre la maschera da porco perché non mi piace la falsità. La falsità è la cosa che odio di più. Mentre mi scopano, mentre li scopo, penso sempre a qualcuno di cui un giorno forse ti parlerò... allora spingo più forte e comincio a mordere ovunque. Bevo e quasi sempre il giorno dopo non ricordo molto, a volte non ricordo niente, neanche di averli uccisi.
Una notte un uomo ha tentato di uccidermi. Ero particolarmente triste perché Marla mi aveva confessato il suo amore per me e lo aveva fatto indossando una maschera uguale alla mia.
- No, le ho detto, Io non posso con una donna.
- Perché?, mi ha chiesto lei.
- Perché no, ho risposto.
Ha pianto e mi ha fatto tenerezza. Le ho detto di smetterla, che sembrava un'idiota e che se non avesse smesso le avrei strappato gli occhi prima di tagliarle la gola. Lei è rimasta immobile davanti a me a fissarmi e dire quasi senza voce:
- Perché ?... Perché...?.
L'ho mandata via spingendola fuori dalla stanza, forse le ho dato un calcio, non ricordo. Poi sono andato alla finestra e ho acceso una sigaretta. Poi al bagno. Mi sono guardato allo specchio e mi odiavo. Mi sono spento la sigaretta sul petto e ho provato a dormire, ma il suo Perché? mi risuonava in testa, mi ossessionava. Provavo a dormire. Credo di essermi addormentato e ho sognato - ma non sono sicuro che si trattasse di un sogno - di essere bambino, solo, in questa stanza, alla finestra. Mi ha svegliato la voce di mia madre che chiedeva aiuto, urlava, sembrava essere lontana, lontanissima.
Tornando alla serata, dato che non riuscivo a chiudere occhio ho acceso la luce ed ero ancora vestito. Mi sono alzato dal letto, ho sceso le scale e tu mi hai salutato. Ti ho sorriso e sono uscito. Fuori era freddo. Sono andato verso il fiume.
La strada era deserta, poi è apparso lui: una sagoma nera, un uomo grasso e sudato. Mi ha guardato. Io l'ho guardato e dieci minuti dopo ero a casa sua.
- Vuoi bere qualcosa?, mi ha chiesto.
- Certo!, ho risposto.
Abbiamo cominciato a bere. In casa c'era uno strano odore e quando ha aperto il frigorifero ha cercato di coprirlo ma ho visto che c'era qualcosa di strano.'Che vuoi che sia', ho pensato.
Lui è tornato con della birra e ha messo qualcosa dentro. Abbiamo bevuto, poi si è tolto la giacca e il resto. Mi ha abbassato i pantaloni e mi ha spinto sul divano. Tutto mi puzzava troppo e non ero tranquillo. Ho alzato la testa e davanti a me uno specchio: vedo il suo grasso corpo sul mio, cerca di penetrarmi ma oppongo resistenza. Intanto ha trovato la mia maschera e sta per indossarla quando squilla il telefono. Si ferma un istante, io mi divincolo, mi alzo e corro verso la porta ma lui mi raggiunge e mi blocca. È completamente nudo e orrendo. Mi dà una ginocchiata nello stomaco e cado per terra e vomito. Sento di perdere le forze e lui mi dice qualcosa che non capisco. Mentre ripenso al sapore acido di quella birra e quasi svengo lo vedo tornare con una pistola. Mi alzo da terra, trovo la forza di alzarmi e afferro la lampada e lui cade per terra e la pistola un po' più lontano. Un senso di vertigine, vomito nuovamente su di lui che si spinge verso la pistola ma gli salto addosso e comincio a prenderlo a pugni in testa. Lui mi urla: Si, così! Si, più forte!. E continuo finché lo stordisco.
Deve essere passato del tempo. Poi io mi ritrovo sopra di lui senza pantaloni. Lui è nudo e freddo. Fuori comincia ad albeggiare. Mi metto in piedi, prendo la pistola, lo guardo e gli dico: Volevi questa?.
Lui non risponde, lo scuoto ma non risponde e gliela ficco su per il culo e premo il grilletto. Dovevi vedere che schifo! Uno spettacolo così ridicolo che comincio a ridere e mi rivesto, riprendo la mia maschera e vado verso il frigorifero perché ho sete. Apro ed è uno spettacolo raccapricciante. Trattengo a stento un conato di vomito e vado via.
Quando sono tornato dovevo essere abbastanza sconvolto. Mi hai guardato, mi hai salutato, ma non hai sorriso. Ho salito le scale e Marla era lì:
- Tutto bene?, mi ha chiesto.
- Non potrebbe andare meglio!, ho risposto mentre chiudevo la porta della 311”.
Gestire un Motel significa anche essere parte di una sorta di famiglia. Alla lunga diventi il confidente di tutti i tuoi ospiti e capita di dover ascoltare storie raccapriccianti come questa, alla quale tra l'altro inizialmente non avevo neanche creduto. Edgar era un tipo strano, su questo non c'è dubbio, ma non aveva una cattiva energia. Il suo atteggiamento era fiero e onestamente non avrei mai sospettato della sua omosessualità. Si aggirava nel Motel fischiettando motivetti d'amore con passo virile e il suo sguardo era duro ma in qualche modo rassicurante. Accadde però che qualche giorno dopo il suo racconto mi capitò per caso tra le mani una copia di un quotidiano locale e nella pagina di cronaca nera lessi questo articolo: 
«Quando l'assassino viene assassinato».
“Quando questa mattina la Signora J. ha chiamato la polizia a causa del tanfo proveniente dall'appartamento accanto al suo, ai nostri uomini”, ci dice il Comandante John L., "era già chiaro che si trattava del solito omicidio. Il quartiere di S. è divenuto ormai un ritrovo per sciagurati e speriamo che il Nuovo Governo prenda in considerazione il problema, in modo da garantire agli abitanti della zona la giusta tranquillità". Dentro l'appartamento è stato infatti trovato il cadavere di un uomo non ancora identificato. Dall'autopsia effettuata è risultato che l'uomo è morto a seguito di violente percosse sul cranio, tuttavia l'assassino non si è limitato a provocarne la morte ma ha seviziato il cadavere e ha poi lasciato l'abitazione passando inosservato. Quello che rende particolarmente triste e allo stesso tempo bizzarra la vicenda è che ad essere stato assassinato è in questo caso un uomo ricercato dalla polizia dal novembre dello scorso anno: il Serial Killer che negli ultimi mesi si è reso colpevole di 24 omicidi. Le vittime, tutti uomini tra i 35 e i 45 anni venivano violentati, uccisi con arma da fuoco, tagliati a pezzi e mangiati. Nel frigorifero del killer sono stati trovati i resti di alcuni tra quegli uomini. La polizia ha deciso di ricercare l'assassino dell'assassino per rendergli omaggio consegnandogli una medaglia all'Onore. Nasce da qui il dibattito: un uomo che uccide per salvarsi è punibile dalla legge? Nel Nostro Stato no, e in fondo qui non importa niente a nessuno. Se qualche lettrice del nostro quotidiano ha perso il marito negli ultimi mesi è pregata di contattare la redazione e di rendersi disponibile all'identificazione dei resti trovati nel frigorifero. Vi auguriamo un buon week end e guidate con prudenza! (J. O.) 
Il racconto di Edgar era dunque vero o aveva letto prima di me la notizia e voleva impressionarmi?